Il carico mentale e pratico sulle spalle femminili è funzionale a mantenere le disparità di genere a tutti i livelli
Quando parlo del carico mentale che grava sulle spalle delle donne e di quanto questo squilibrio sia una manifestazione del sessismo presente nelle nostre case e nelle nostre relazioni, ricevo spesso una risposta che mi porta a riflettere:
"Ho provato a parlare con il mio compagno, lo sto educando, ma non sembra capire, è inutile. Sono stanca e alla fine preferisco fare tutto da sola piuttosto che rimanere in una guerra continua."
La mia prima reazione è quella di pensare: perché stiamo insieme a uomini che non solo non si comportano come adulti funzionali, ma lo fanno a spese nostre? A spese del nostro benessere psicologico, del nostro tempo e delle nostre energie, tempo ed energia che sottraiamo alla nostra crescita personale e professionale.
Ma poi mi ricordo che questo senso di responsabilità (e quindi di colpa) ci è stato inculcato per secoli ed è funzionale a un sistema che dipende dal nostro lavoro non retribuito. Averlo interiorizzato così profondamente ci impedisce di riconoscere questo atteggiamento come una dimostrazione di una gerarchia di potere all'interno delle nostre famiglie.
Certamente i ruoli di genere esercitano pressioni anche sugli uomini. Mentre noi ci sentiamo in colpa quando non riusciamo a gestire tutto (casa, famiglia, lavoro), gli uomini sentono la responsabilità di provvedere economicamente alla famiglia, anche quando entrambi i partner lavorano. Notate cose succede quando un uomo perde il lavoro e dipende economicamente dalla partner, o quante pregiudizi ci sono verso gli uomini casalinghi.
Ma c'è una differenza.
Perché parlo di gerarchia di potere? Perché, mentre il ruolo socialmente riconosciuto come maschile, sebbene sia pesante dal punto di vista psicologico, permette all'uomo di conservare la propria autonomia economica e rilevanza sociale. Il ruolo di genere assegnato alla donna è depotenziante, la rende letteralmente più povera e quindi più vulnerabile in questo modello di organizzazione sociale che richiede risorse economiche e svaluta tutto il resto.
E nonostante le donne siano da tempo parte attiva del mercato del lavoro, questi retaggi culturali rendono difficile distaccare l'identità e il riconoscimento del valore femminile dalla figura di madri e mogli. Sia dall'esterno, nella percezione della società, che nella percezione di noi stesse.
Quindi non si risolve la questione dicendo: "cosa fai con un uomo che non assume le proprie responsabilità?" o ancora: "smetti di fare le cose e vedrai che lui si muove".
Per pretendere relazioni paritarie è necessario riconoscere che le nostre non lo sono e che l’origine di questo sbilanciamento sono le gabbie di genere. Liberarsi di queste gabbie richiede un lavoro di riflessione, domande, di lasciare andare certezze falsamente rassicuranti per intravedere percorsi alternativi.
Non è facile, ma una volta iniziato il percorso, non si torna indietro.
E diciamo pure che una volta partite, resteranno con noi solo quelli che capiscono quanto sia importante fare questo percorso insieme.
Io sono Karen Ricci, consulente per la parità di genere e DE&I, autrice, content creator e podcaster contattami per una chiacchierata: caraseimaschilista@gmail.com