Come superare la rivalità femminile e abbracciare la sorellanza
La narrativa delle donne rivali, ancora di più, in competizione per un uomo è ancora viva e saldata nei racconti quotidiani.
E non serve che continuiamo a ripetere: ma è vero, le donne sono sempre in competizione, è vero, sono state le donne le mie peggiori nemiche.
Serve capire che questo meccanismo non è innato, ma è stato costruito culturalmente e la maggior parte delle volte l’abbiamo fatto nostro per proteggerci in una società in cui odiare le donne ti fa sentire parte del gruppo più potente, o quanto meno un po' più al sicuro ( spoiler: nessuna delle due opzioni è vera).
Quando le donne erano accusate di stregoneria per cose semplicissime come avere un animale domestico o guardare male il vicino di casa, denunciare le altre donne ha salvato molte dal rogo: io ti denuncio prima, così nessuno penserà che anche io sono una strega.
Ma non ha salvato nessuna della misogina, perché ci portiamo ancora appresso questa idea che dobbiamo piegarci alle dinamiche maschiliste per avere valore in questo mondo.
Competere contro le altre donne sia per l’attenzione del maschio di turno, per il posto della mamma perfetta, per chi è la più bella o per quella posizione lavorativa che crediamo ci sia scritto “donna” non è altro che legittimare lo sguardo maschile. Quello sguardo che ci vuole mogli, madri, belle e coadiuvanti nel mercato del lavoro.
Sappiamo che questa dinamica esiste, ma invece di continuare a confermarla, non sarebbe forse il momento riscrivere questa storia?